sabato 30 aprile 2011

Dove voglio arrivare?

Al trading, naturalmente! Capisco che questi primi post fanno pensare che la prendo troppo alla larga, ma chi avrà la costanza di seguirmi non resterà deluso. Ciò che mi interessa in fondo è il trading operativo, e voglio spiegare le mie tecniche per un trading di successo. Roba semplice, ma efficace. Le voglio sottoporre al dibattito con altri trader, per ricevere nuovi spunti, verifiche e critiche costruttive. In fondo tutti i trader cercano tecniche profittevoli, in questo campo oggettivamente complicato, ed hanno un grande bisogno di confronto serio, che quasi mai si può trovare nei forum del settore.
Orbene, mi piacerebbe che questo blog diventi un club per appassionati del trading, professionisti e dilettanti, che desiderano un ambiente di scambio efficace e costruttivo.
Con questo obiettivo, ho la necessità di esplicitare tutte le mie premesse teoriche, scientifiche e tecniche, che sono alla base del mio modo di fare trading, che come vedremo è estremamente semplice e logico. Solo così sarà possibile evitare fraintendimenti e far capire che le semplici soluzioni proposte derivano da una piena consapevolezza della complessità dei sistemi finanziari.
Ad maiora. Passate parola.
                                   "L'uomo che comincia con la certezza finisce nel dubbio,
                                           ma colui che comincia nel dubbio finisce con la certezza."
                                                                                                Francis Bacon

Sinergetica


Nel suo bellissimo libro dal titolo "Sinergetica",  Hermann Haken ci fornisce alcune sue intuizioni illuminanti.
Osservando l’universo e l’ambiente che ci circonda, possiamo scoprire nella natura  una straordinaria varietà di forme caratterizzate da ordine, armonia, simmetria, come, ad esempio, le nebulose a spirale nello spazio, le strutture dei cristalli, le forme di molte piante e fiori.
Tuttavia, come è noto, in base alle leggi della fisica e più precisamente della termodinamica, il grado complessivo di disordine di un sistema fisico, dovrebbe continuamente aumentare.  Infatti, sappiamo che per i fisici la nascita dell’ordine andava considerato come un enorme fenomeno di fluttuazione, governato dalla fisica statistica, fenomeno che peraltro, secondo il calcolo della probabilità, doveva essere alquanto improbabile. Come spiegare, quindi, l’esistenza di strutture e di fenomeni ordinati?
Si era reso necessario quindi per la scienza trovare un principio generale in grado di spiegare queste “creazioni” di ordine. Tale  principio generale è fornito dalla sinergetica,  e cioè dalla scienza degli effetti combinati e collettivi, teoria scientifica che propone una  convincente spiegazione sulla realizzazione di stati ordinati ed anche sulle loro rapide e continue variazioni ed evoluzioni.
Con la scoperta del laser, dispositivo che genera fasci di luce coerente di lunghezza d’onda ben definite e di alta radianza, la fisica ci offre un modello di effetti combinati e collettivi descritti dalla sinergetica.
Hermann Haken ci aiuta a capirne l'importanza, spiegandoci come funziona il laser.
C'è una differenza molto precisa fra la luce di una normale lampadina e la luce del laser. 
Una normale lampadina al neon emette radiazioni in tutte le direzioni di diversa lunghezza d’onda e fra di loro sfasate (luce incoerente), il laser emette radiazioni collimate, di ugual lunghezza d’onda e in fase (luce coerente).












Nella figura, vediamo gli atomi come ometti che stanno in piedi in un canale pieno d'acqua. L'acqua simboleggia il campo luminoso. Quando la superficie del canale è in quiete non vi è campo luminoso, siamo al buio. Quando premiamo un interruttore, gli ometti (atomi), eccitati dalla corrente elettrica, si mettono a battere nell'acqua con dei bastoni, si crea un onda, un movimento ondulatorio della superficie. Avviene così la generazione di un campo luminoso prodotto da una normale lampadina. Con la normale lampadina il moto è del tutto irregolare. Nel laser, invece, l'onda luminosa si presenta regolare, come se gli ometti battessero i loro bastoni in modo regolare e sincronizzato, come una squadra affiatata, così da generare sulla superficie del canale un movimento uniforme.
E' come se un caposquadra battesse il ritmo, ma il caposqudra nel laser non c'è. Dunque, come funziona il laser? Il laser è costruito con due specchi in un tubo di vetro; gli specchi servono a trattenere il più a lungo possibile la luce all'interno del tubo, fino a quando una fra le onde luminose interne, dopo una fase di competizione fra onde di diverse ampiezze, non riesce a prevalere, obbligando tutti gli elettroni eccitati a sintonizzarsi sulla sua unica ampiezza, così ottenendo che tutte le onde, prima in competizione, si adeguino . Quindi l'onda vincente assume il ruolo di “ordinatore”. La cosa interessante è che, all'inizio, le varie onde vengono generate dagli elettroni in modo puramente casuale e spontaneo; dopo, risultano selezionate in base alla legge sulla concorrenza.
Secondo la sinergetica, quindi, le varie parti di un sistema sono governate da un principio ordinatore che, a sua volta, è prodotto dall’azione combinata e coordinata delle varie parti ad esso asservite. Un fenomeno quindi di autorganizzazione collettiva generato dalla concorrenza e al tempo stesso dalla cooperazione fra gli elementi che costituiscono un sistema.
Il fenomeno verificato con il laser si ritrova in innumerevoli altri processi della fisica, della chimica e della biologia. I processi che guidano l'evoluzione delle strutture non sono dunque quelli previsti dalla termodinamica, cioè quelli di aumento costante del disordine. Al contrario. In particolare nell'ambito della psicologia sociale e in sociologia si verifica il comportamento di interi gruppi che sembrano aderire all'improvviso a nuove idee, a mode, a correnti artistiche e tendenze culturali.
Ma, come nella società si osservano gruppi che vanno “controcorrente”, idee minoritarie e mode settoriali, così nei sistemi sinergetici possiamo riscontrare più ordinatori in competizione.
Le proprietà macroscopiche dei sistemi sinergetici vengono, perciò, spesso descritte mediante l'intervento combinato, o anche la competizione, di vari ordinatori (vedi: Il trend: l'ordinatore di un sistema caotico).
Vediamo cosa succede in un liquido riscaldato da sotto: per un certo intervallo di tempo prevale un ordinatore che domina gli atomi del liquido, eccitandoli e guidandoli verso l'ebollizione; dopo un certo tempo, la sua funzione si esaurisce e subentra nel processo il dominio di un diverso ordinatore, e questo alternarsi al potere si svolge in modo del tutto irregolare, cioè caotico. In genere, gli ordinatori sono le forze o le grandezze emergenti in un sistema, come in una società che evolve, che prendono il posto degli ordinatori precedenti, e tendono ad avere una maggior durata prevalendo su ordinatori di minore forza e durata.
                                         "La scienza non è null'altro che la ricerca dell'unità
                                                 nella varietà della nostra esperienza."                  
                                                             Jacob Bronowski
 

La scienza della complessità


Quindi, solo ai primi del Novecento con la fisica quantica e, definitivamente, negli anni '60 con l'avvento dei computer le certezze del determinismo causale furono definitivamente abbandonate.
A partire dagli anni '70, prima sul piano filosofico e teorico, poi sempre di più nella pratica della ricerca scientifica si affermò un nuovo paradigma: la scienza della complessità.
Ma cos'è un “sistema complesso”? E' un insieme, organizzato o non, costituito da molti elementi tra loro interagenti. Esempi di sistemi complessi sono: il sistema climatico terrestre, l'ecosistema globale, gli ecosistemi locali, il sistema immunitario, l'economia, la finanza etc.
In questi sistemi, i singoli componenti o agenti, e le loro interazioni, producono comportamenti generalizzati e, quindi, fenomeni di modifica del sistema stesso, definibili come “comportamenti emergenti del sistema”, che non sono facilmente prevedibili, nè riconducibili al comportamento di un singolo componente, o agente, del sistema. Esempi di “comportamenti emergenti” sono le piccole variazioni di clima, l'aumento o la diminuzione di una specie vivente all'interno di un ecosistema, le reazioni del sistema immunitario per proteggersi dagli attacchi di un virus, le fluttuazioni dei prezzi sui mercati, etc.
Vediamo di seguito quali sono i caratteri tipici di tali sistemi complessi.

Auto-organizzazione

L'auto-organizzazione è principalmente una forma di sviluppo di un sistema dinamico attraverso influenze ordinanti e limitative provenienti dagli stessi elementi che costituiscono il sistema oggetto di studio e che permettono al sistema stesso di raggiungere un maggior livello di complessità.
Il termine "auto-organizzazione" divenne di utilizzo comune nella letteratura scientifica solamente quando fisici e ricercatori nell'ambito dei sistemi complessi lo adottarono negli anni '70 e '80. Di regola i sistemi auto-organizzati sono autoreferenti e mostrano una unanimità operativa. Vale a dire che "ogni comportamento del sistema retroagisce su se stesso e diviene il punto di partenza per un nuovo comportamento".
L'auto-organizzazione compare spontaneamente e i suoi effetti sono più stabili ed efficienti sulla struttura e sul comportamento dei sistemi aperti. Un sistema auto-organizzato muta la sua struttura fondamentale in funzione della sua esperienza e del suo ambiente. Tutte le entità che prendono parte all'interazione (componenti del sistema, agenti) agiscono in base a semplici regole e tendono a creare ordine dal caos pur senza possedere una visione dello sviluppo globale.1

1Semplici casi di auto-organizzazione riscontrati in fisica sono rappresentati dalle transizioni di fase (primo e secondo ordine) e dalle rotture spontanee di simmetria. Il concetto ricorre soventemente anche nell'ambito della termodinamica del non equilibrio.
In chimica l'auto-organizzazione è particolarmente importante in ambiti quali la reazione-diffusione, le reazioni oscillanti, l'autocatalisi, la chimica supramolecolare, i cristalli liquidi.
In ambito biologico, importanti esempi di fenomeni auto-organizzanti sono la formazione di membrane cellulari a doppio strato lipidico, l'omeostasi, la creazione di strutture sociali da parte di alcuni insetti (api, formiche,termiti) e molti mammiferi, il comportamento aggregante in branchi (uccelli, pesci, ecc.).
In matematica e in informatica esibiscono auto-organizzazione l'automa cellulare, i grafi casuali e alcuni concetti di intelligenza artificiale. In particolare, la teoria dei grafi casuali è stata utilizzata per giustificare l'auto-organizzazione come principio generale dei sistemi complessi. Nel campo dei sistemi multiagente, un campo di ricerca molto attivo riguarda l'ideazione di sistemi capaci di presentare un comportamento auto-organizzato.
In economia, talvolta il capitalismo viene definito come auto-organizzante. Friedrich Von Hayek coniò il termine "catallassi" (dal greco katallasso, scambiare, riconciliare) per descrivere un "sistema auto-organizzativo di cooperazione volontaria", riferendosi all'economia di mercato. Gli economisti più moderni sostengono che l'imposizione di una economia pianificata solitamente rende i sistemi economici auto-organizzati meno efficienti. Di contro, alcuni economisti socialisti considerano i fallimenti del mercato tanto rilevanti che l'auto-organizzazione produce cattivi risultati e che lo Stato dovrebbe dirigere la produzione ed i prezzi. L'Economia mista è un sistema economico che adotta posizioni intermedie.
Il comportamento auto-organizzante degli animali sociali e l'auto-organizzazione delle strutture matematiche semplici permettono entrambi di estendere i concetti dell'auto-organizzazione anche alla società umana.

venerdì 29 aprile 2011

SAPERE (non indispensabile per il trading, ma utile per la propria cultura personale)




Le nuove sfide della complessità

Come conseguenza della globalizzazione e dei progressi delle tecnologie, la complessità del mondo cresce sempre di più; ed emergono, con sempre maggiore evidenza, le interdipendenze dei diversi sistemi sociali ed economici, sempre più correlati e complessi.
Parallelamente, per coltivare la nostra capacità di leggere la realtà anche attraverso le interconnessioni nascoste che legano tutto ciò che ci circonda, diventa sempre più importante conoscere il comportamento dei sistemi complessi.
Un sistema complesso è come un libro grossissimo, impossibile da leggere tutto. Si può leggere a campione, oppure si cerca un breve sommario del suo contenuto. Poiché, peraltro, il nostro cervello può contenere una quantità limitata di informazioni, con i sistemi complessi dobbiamo comportarci come con un libro troppo lungo: dobbbiamo cercare le informazioni essenziali e sorvolare sui particolari meno significanti. Per comprendere le connessioni del sistema; dobbiamo “ridurre la complessità” (vedi: Come Ridurre la Complessità).
Nelle più diverse discipline scientifiche, per spiegare il comportamento di un sistema (la crescita della popolazione, le variazioni climatiche, ecc.), si ricorre a dei modelli. Un modello è uno schema che riproduce la realtà in modo semplificato, una riproduzione astratta che considera solamente le principali caratteristiche di quello che è il sistema reale oggetto di studio. Tuttavia, un modello, seppure non riproduce completamente la realtà, permette di esaminare gli aspetti piú importanti di un problema. Il vantaggio è evidente. Infatti, se , ad esempio, volessimo studiare l'evoluzione del sistema meteorologico, considerando tutti i dettagli di ciò che si muove nell'atmosfera, dovremmo calcolare una enorme quantità di dati difficilmente correlabili tra loro e, peraltro, tale analisi risulterebbe di utilità limitata a previsioni di breve periodo. Quindi, un modello, pur non potendo garantire risultati senza margini di errore, risulta essere un indispensabile strumento per lo studio dei sistemi e dei fenomeni complessi.

Alcune tappe del pensiero scientifico
La storia del pensiero scientifico è segnata da alcune tappe fondamentali per la comprensione dei sistemi complessi e dei fenomeni che li caratterizzano.
Con Galileo il metodo scientifico si affermò come strada maestra per indagare la realtà attraverso l’indagine sperimentale. La conoscenza non deve accettare nulla per vero, se non attraverso l’esperienza”. Le teorie possono offrire spiegazioni raffinate e convincenti dei fenomeni fisici, ma non hanno valore se le loro previsioni non risultano verificabili sperimentalmente. Questo, in estrema sintesi, è il metodo scrupoloso grazie al quale si rende possibile il progresso delle conoscenze scientifiche .
Pierre-Simon Laplace, matematico, fisico ed astronomo francese, ministro di Napoleone, è noto per il suo contributo all'affermazione del determinismo causale, che è ben espresso nella seguente citazione:«Possiamo considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo passato e la causa del suo futuro.» (Essai philosophique sur les probabilités, Laplace). Il dogma della fisica laplaciana riteneva possibile prevedere la possibile evoluzione di fenomeni conosciuti e descrivibili con equazioni matematiche.
Nel suo libro L'origine della Specie, Charles Darwin con la teoria dell'evoluzione, pur fornendo una spiegazione meccanicistica e naturalistica dello sviluppo della vita sostenne che le variazioni morfologiche degli esseri viventi erano dovute alla casualità1.
Il concetto di entropia venne poi impiegato nel 1800 nell'ambito della termodinamica per indicare la caratteristica di tutti i sistemi allora conosciuti nei quali si era potuto verificare che le trasformazioni avvenivano invariabilmente in una direzione sola, ovvero verso il maggior disordine. In fisica l'entropia è una grandezza che viene interpretata come una misura del caos di dell'universo o di un qualsiasi sistema fisico.
Ogni trasformazione reale è una trasformazione irreversibile perché l'entropia aumenta. In particolare la parola entropia venne introdotta per la prima volta da Rudolf Clausius ed indicava dove va a finire l'energia fornita ad un sistema. Clausius esplicitava la grande intuizione dell'Illuminismo, che in qualche modo il calore dovesse riferirsi al movimento di particelle meccaniche interne al corpo.2
Il termine “entropia” ha conosciuto successivamente una larga popolarità ed è stato utilizzato in molti campi della ricerca come le scienze sociali, la teoria dei segnali e la teoria dell'informazione.
Il primo principio della termodinamica afferma che "nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma". Tale principio afferma che in qualsiasi sistema chiuso, come pure nell'intero universo, la quantità di energia è costante e, pur trasformandosi, può anche essere recuperata all'infinito in una sorta di moto perpetuo. Ma il secondo principio della termodinamica, ci dice che, in realtà, non è così, in quanto un qualsiasi sistema chiuso tende tende verso la massima entropia, ossia la massima quantità di energia non utilizzabile e non disponibile. Sperimentalmente, infatti, se si osserva una brace di carboni ardenti, è evidente che questa rilascia calore che in parte può essere convertito in energia utilizzabile per il lavoro, ma in una certa percentuale il calore si disperde nell'ambiente senza essere più recuperabile. In breve, durante ogni trasformazione una parte di energia si perde per sempre.
La meccanica quantistica, una teoria fisica che si è sviluppata e consolidata nella prima metà del 1900 cambia radicalmente l'approccio scientifico, in quanto nello spiegare i fenomeni si limita a esprimere la “probabilità” di ottenere un dato risultato a partire da una certa misurazione, rinunciando così al determinismo assoluto proprio della fisica precedente.

1 Con il libro Il caso e la necessità (1970) Jaques Monod, premio Nobel per la Biologia, afferma che “Le alterazioni nel DNA sono accidentali, avvengono a caso. E poiché esse rappresentano la sola fonte possibile di modificazione del testo genetico, a sua volta unico depositario delle strutture ereditarie dell'organismo, ne consegue necessariamente che soltanto il caso è all'origine di ogni novità, di ogni creazione nella biosfera”. Il caso puro, il solo caso, libertà assoluta ma cieca, alla radice stessa del prodigioso edificio dell'evoluzione. 
2 Per chiarire maggiormente il concetto di entropia si pensi ad una gocciolina d'inchiostro che cade in un bicchiere d'acqua: quello che si osserva immediatamente è che, invece di restare una goccia più o meno separata dal resto dell'ambiente (che sarebbe uno stato completamente ordinato), l'inchiostro inizia a diffondere e, in un certo tempo, si ottiene una miscela uniforme (stato completamente disordinato). È esperienza comune che, mentre questo processo avviene spontaneamente, il processo inverso (separare l'acqua e l'inchiostro) richiederebbe energia esterna.
                            "L'uomo che comincia con la certezza finisce nel dubbio,
                                  ma colui che comincia nel dubbio finisce con la certezza." 
                                                                                                Francis Bacon

giovedì 28 aprile 2011

Il futuro è nelle mani di Giove


Gli antichi greci saggiamente pensavano che il futuro è deciso dai capricciosi Dei dell'Olimpo e non davano molto credito a chi si vantava di poterlo prevedere.
Tuttavia, gli indovini continuarono ad avere una discreta fortuna presso molti popoli, grazie alla diffusa necessità di penetrare i misteri della natura: il ciclo delle stagioni, l'evoluzione delle piogge e delle maree, le piene dei fiumi, le alluvioni.
Questa primordiale esigenza umana di prevedere il futuro, e possibilmente controllarlo, portò alla nascita del pensiero scientifico. Nacquero così la metereologia, l'astronomia, la matematica e la geometria, e, via via, le altre scienze. Il bisogno e il desiderio di “capire e prevedere” ha, fin dalla preistoria, distinto l'uomo dalle altre specie viventi.
Il mondo moderno, grazie alla strabiliante potenza della tecnologia e al progresso del sapere, spinto dalla necessità di programmare, prova ancora, costantemente, a sfidare il mistero di ciò che potrà avvenire nel futuro prossimo o lontano.
Ma, almeno per il momento, la sfida è persa

Eventi come la caduta del muro di Berlino, i fatti del terrorismo internazionale, l'esplosione di una bolla finanziaria, il fallimento di una grande banca, la crisi greca o l'eruzione del vulcano in Islanda erano difficilmente prevedibili, ma ancor più inimmaginabili sono state le loro conseguenze che hanno avuto impatto sulle vite di miliardi di persone.

La nebbia su cosa sarà domani, fra un mese o fra un anno è ancora più fitta per gli eventi che possono modificare l'andamento dei mercati finanziari, dove fatti anche apparentemente minori e trascurabili, che magari interessano solo una azienda o un piccolo stato, possono generare ondate di follia collettiva, di panico o di euforia a livello globale.
Le crisi del 1929 e del 2008, e non solo queste, dovrebbero aver aperto gli occhi a chiunque si occupa di economia e di finanza. La dimensione dei terremoti che si sono prodotti in queste occasioni, ma anche in innumerevoli altre di portata solo lievemente minore, dovrebbe aver fatto capire che “prevedere” è un'arte davvero difficile, se non impossibile.
Pochi campi dell'agire umano hanno ricevuto l'attenzione di scienziati e studiosi delle più diverse discipline come i mercati finanziari. Economisti, filosofi, matematici, statistici, sociologi, psicologi, fisici, informatici, scienziati e premi nobel, studiosi e scaltri speculatori, milioni di persone in tutto il mondo hanno subito il fascino del mercato e dei suoi misteri, di quell'intreccio di razionalità e casualità, di astuzia e follia, di prudenza e rischio, tutti alla ricerca della pietra filosofale in grado di far diventare ricco chi fosse riuscito a trovarla.
Ma, com'è noto, anche celebrati premi Nobel sono miseramente falliti, perchè la “pietra”, semplicemente, non esiste. L'uomo non dispone ancora di un sapere in grado di fornire certezze assolute su come dominare i capricci dei mercati e fare previsioni affidabili sul loro andamento.
Non c'è nessun potere previsionale nè dell'analisi fondamentale, nè dell'analisi tecnica. Il fatto che le previsioni talvolta si avverano non significa che esiste un metodo previsionale costantemente affidabile.
Un analista fondamentale può scrupolosamente studiare il bilancio di una azienda, il suo mercato, la qualità dei manager, l'andamento medio di fatturato e utili, ma non potrà mai mettere nel conto il cigno nero di un evento imprevedibile, che potrà d'improvviso stravolgere il valore di borsa di quell'impresa.
Milioni di trader in tutto il mondo si affannano, per lo più inutilmente, a ricercare i “migliori” indicatori di trend dei mercati, a studiarne i settaggi più sofisticati, a tracciare linee di ogni tipo sui loro grafici che potrebbero risultare utili solo se il mercato fosse, come in un asettico laboratorio, preservato da fatti inattesi e notizie capaci di eccitare l'umore degli operatori. Tutti, con saperi e strumenti diversi, si affannano a fare previsioni su ogni tipo di mercato, a lungo, a medio e a breve termine. Ma, salvo alcuni fortunati, che solo per caso riescono a trarre profitto dalle loro “previsioni”, i più sono tristemente destinati a perdere soldi.

La sfida al random walk è, quindi, una sfida persa? In due anni di approfondimenti ed esperimenti di ogni tipo, mi sono convinto che può non essere necessariamente così, purchè si maturi la necessaria consapevolezza della “complessità” dei fenomeni finanziari e delle sue leggi, giungendo a scoprire, con l'esperienza, i trucchi del mestiere che possono rendere profittevole il trading.

Il mercato è un luogo caotico, ma “il Caso favorisce le menti preparate” (L.Pasteur).

Scienza, trading, forex (dal sapere al saper fare)


Il trading sembra, ad una vista superficiale, un attività estremamente semplice. In realtà, come vedremo, la maggior parte dei trader non riesce a renderlo profittevole. Il problema nasce dal fatto che per fare un trading profittevole non è sufficiente una conoscenza generica di come funzionano i mercati e non basta nemmeno una buona conoscenza teorica. Il successo nel trading richiede molti saperi, ma ciò che davvero fa la differenza, e che più conta, è il saper fare. Il trader profittevole deve avere, quindi, una sufficiente formazione teorica ed una speciale abilità operativa che si può ottenere solo attravero una lunga pratica. In queste pagine scriverò tutto ciò che ho trovato più utile ed interessante in molti anni di ricerca ed esperienza dal vivo.


L’Intento di questo blog è di:
  • descrivere sinteticamente i concetti scientifici utili  a chi si occupa di trading,
  • presentare in modo sintetico la mia visione, ricorrendo a grafici e schemi per chiarire meglio alcuni concetti 
  • spiegare le tecniche più efficaci
  • puntare alla massima praticità e semplicità
  • segnalare buoni libri per chi vuole approfondire.
Il mio blog parte da una breve ricostruzione dei più recenti approdi della ricerca scientifica, un sapere di base, forse non indispensabile, ma utile a chi si occupa di finanza operativa, per poi proporre idee sul saper fare nel campo del trading e tecniche operative semplici e originali per il mercato forex e non solo per questo.

                                    "Compito della scienza non è aprire una porta all'infinito sapere,
                                   ma porre una barriera all'infinita ignoranza."
                                                                                        Galileo Galilei